L’elemento fondamentale di tutta la musica e di conseguenza l’informazione più trattata nei mestieri tecnologici musicali è il suono. Esistono molte definizioni date e il link che ho suggerito è molto interessante a riguardo, tuttavia preferisco la seguente:
il suono è la percezione del fenomeno fisico meccanico definito onda di pressione acustica che necessità di un mezzo per la sua propagazione.
E’ una definizione molto elegante che racchiude molte teorie e leggi della fisica: la terza legge della dinamica di Newton, l’elasticità dei corpi, l’inerzia, l’entropia, la pressione, la legge di conservazione dell’energia, le leggi statistiche per rendere oggettivi dati che sono la ponderazione di osservazioni soggettive. Questa definizione è elegante e raffinata come le equazioni di Maxwell anche se non è presente (direttamente) un’equazione o come le meravigliose descrizioni usate da Galilei.
L’onda di pressione è energia in movimento innescata da un qualche fenomeno: si pensi ad esempio all’esplosione di un ordigno, ad un’onda sismica, ad un’onda marina. Il tipo di onda di pressione che però ci interessa è acustico, ovvero percepibile dal nostro sistema uditivo. Questa considerazione è molto importante perchè a differenza delle altre forme, l’onda di pressione acustica trasmette una quantità di energia molto piccola rispetto alle esplosioni, alle onde sismiche, ecc. ecc. La causa della generazione del fenomeno oscillatorio è appunto la pressione (forza applicata su una superficie) e per la precisione quella applicata su un corpo definito sorgente sonora tramite oggetti (bacchette, malletts, archi, tasti, plettri, pedali, anche, ecc.) o direttamente parti del corpo (piedi, mani). La complessità del fenomeno oscillatorio dipende dalle proprietà della sorgente sonora, dalla sua elasticità, dai fenomeni di risonanza mentre la sua propagazione dipende molto dall’ambiente circostante e dalla materia di cui si compone. E’ noto che un’onda di pressione necessita di materia per propagarsi proprio perchè la pressione stessa ha bisogno di superficie. Man mano che l’onda progredisce aumenta il suo fronte e pertanto, poichè vale la legge di conservazione dell’energia, la sua energia viene diluita in quanto distribuita su superfici sempre maggiori. Ma non è tutto perchè la densità del mezzo, la sua disomogeneità, la sua suddivisione in materiali multipli (solidi, liquidi o gassosi che siano) frenano la trasmissione dell’energia sottraendone una parte e questo fenomeno è individuato dall’impedenza acustica. Nella costruzione di strumenti musicali spesso gli adattatori di impedenza, come ad esempio il ponticello di uno strumento ad arco o la campana degli strumenti a fiato (la cui svasatura è regolata dalle funzioni di Bessel), sono necessari per bilanciare il timbro con l’intensità di emissione.
Come possiamo osservare la comprensione dei fenomeni acustici richiedono un’ottima conoscenza della fisica e della matematica, intendendo quella visione d’insieme che rivela tutta la bellezza dei fenomeni naturali che riusciamo ad osservare attraverso gli organi di percezione. Nel prossimo articolo ci occuperemo delle caratteristiche del suono ma nel frattempo provate a riflettere su questa piccola favola dei suoni di un certo signore che si chiamava Galileo Galilei.
« Nacque già in un luogo assai solitario un uomo dotato da natura d’uno ingegno perspicacissimo e d’una curiosità straordinaria; e per suo trastullo allevandosi diversi uccelli, gustava molto del lor canto, e con grandissima meraviglia andava osservando con che bell’artificio, colla stess’aria con la quale respiravano, ad arbitrio loro formavano canti diversi, e tutti soavissimi »
Cosa pensate di aver scoperto leggendo questa favola? vi va di lasciare un commento?
Penso che il leggere questo articolo così pieno di links mi abbia fatto tornare la fame per lo studio interdisciplinare che tanto mi contraddistingueva!
Non appena avrò una linea internet stabile mi metterò a leggere!
Tra l’altro le equazioni di Maxwell erano la mia specialità al liceo! 🙂
Grazie Michele per la testimonianza 🙂
Di niente! Anzi, se avete accesso ad iTunes U, consiglio il bellissimo corso chiamato Music Technology della Open University. È molto interessante, gratuito e in inglese!
Ciao Silvio, questa bellissima favola di Galileo Galilei mi ha fatto riflettere su quanto sia importante l’ascoltare e il saper apprezzare con stupore la bellezza e la varietà del paesaggio sonoro. Mi vengono in mente delle parole del musicologo Murray Schafer: “migliorare il paesaggio sonoro è semplice, basta imparare ad ascoltare”. Possono sembrare parole ingenue, ma le condivido completamente: ascoltare, penso sia la condizione essenziale per poter conoscere, e quindi per amare e rispettare qualcosa. Questo vale per il paesaggio sonoro e la musica, ma penso che valga per tutto. Non a caso tanti grandi compositori sono stati innanzitutto attenti ascoltatori del paesaggio sonoro! Penso alle Quattro Stagioni di Vivaldi, alla Sinfonia Pastorale di Beethoven, persino al Notturno di Maderna, ma gli esempi potrebbero essere innumerevoli. C’è anche chi, come Pierre Schaeffer, ha fondato tutto un impianto teorico-analitico sull’ascolto, inteso come percezione (oggettivabile) del suono in sè, per le sue proprie caratteristiche spettrali, operando una meticolosa classificazione degli oggetti sonori nel suo famoso trattato. A mio avviso bisogna ascoltare attentamente “il suono in cui viviamo” e saper riconoscere e tutelare le diversità, come l’uomo della favola che si sorprende di come gli uccelli formino canti diversi, ma tutti bellissimi. Come diventerebbe il mondo e il suo paesaggio sonoro senza più foreste, giardini pubblici, animali ecc. ? Forse sarebbe come quello del film Blade Runner, futuristico sì, ma anche molto triste (quì il discorso potrebbe ampliarsi fin troppo). Anche nel mondo delle tecnologie musicali, comunque, penso che ascoltare e conoscere le diversità sià importantissimo: non è detto che il sintetizzatore di marca x sia sempre meglio di quello y o che il microfono da 300 euro dia sempre un suono migliore di quello da 250… meglio conoscere le varie possibilità, soltanto dopo si può scegliere quella che si ritienene la più adeguata.
Ciao Raffaele, grazie per il post. Si sono d’accordo, tra l’altro l’ecologia sonora è in forte sviluppo ed anche in Italia qualcosa si sta muovendo. Ad esempio tempo fa venni contattato dal nuovo polo museale di Trento per capire cosa si sarebbe potuto fare per sonorizzare alcune sale dedicate alla natura e storia del trentino. L’idea fu proprio quella di realizzare dei soundscape…chissà se poi si riuscirà a farli. Un mio vecchio progetto riguarda proprio un archivio italiano di suoni naturali per testimoniare habitat sia naturali che antropici che modificano le loro caratteristiche e peculiarità. Vedremo.