Kontakt: impariamo a creare patch e librerie sonore (terza parte)

Nella seconda parte abbiamo imparato a creare dei gruppi dedicati ciascuno alla mappatura di una specifica articolazione per la realizzazione di uno strumento in grado di offrire più tecniche contemporaneamente.

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E’ venuto il momento di mappare i gruppi collocando i campioni relativamente a ciascuna articolazione. Abbiamo visto che il nostro strumento virtuale è costituito da sei articolazioni ciascuna delle quali possiede tre livelli di campioni che costituiranno altrettanti Layer.

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I campioni sono organizzati in un database appositamente costituito durante le operazioni di riprese microfoniche, di editing e processing e di bouncing, che hanno prodotto i file audio definitivi costituenti appunto i campioni necessari per la realizzazione dello strumento virtuale.

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Partiamo proprio dal Detachè. Sul kontakt selezioniamo, nell’Editor dei Gruppi, il gruppo chiamato Detachè.

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Accendiamo l’Editor dedicato alla mappatura dei campioni, che sarà inerente al gruppo che è in selezione.

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Cominciamo ad inserire i campioni del layer piano ovvero quelli nel cui nome compare la lettera P (oltre all’indicazione del detachè ovviamente). Il posizionamento del campione avviene per trascinamento dalla cartella dove è archiviato all’editor. Occorre fare attenzione al parametro Root che identifica la nota che corrisponde all’altezza del campione. Ad esempio, se collochiamo il primo campione del layer P corrispondente all’altezza G3 (Sol sotto il Do centrale), il valore del paramentro Root deve essere G3 in moto tale che suonando il tasto G3 della tastiera musicale virtuale si produce il suono della medesima altezza.

Fate molta attenzione perché ci sono due modi di indicare le ottave musicali: un sistema fa corrispondere il Do centrale all’ottava 4 (C4) ed un altro (utilizzato in Kontakt ma anche in molti sequencer, tra cui Cubase) all’ottava 3 (C3). Se avete, come nel ns caso, indicato il Do Centrale con C4 in realtà dovete collocarlo in C3 sulla mappatura di Kontakt.

Può capitare che collocando un campione questo venga esteso anche su altre note. Nell’immagine seguente il campione G3 è stato collocato sulla posizione G2 in modo tale che ci sia corrispondenza con il valore di root ma la sua azione è estesa anche alle note G#2, A2 e A#2 che se saranno suonate si ascolteranno note di altezza corrispondente grazie ad un’operazione di pitch shifting in tempo reale che però comporta anche una di time stretching (i campioni suoneranno note più acute ma anche accelerate ovvero più corte). Questo è il motivo per cui oggi si preferisce realizzare almeno un campione per ogni nota vista la disponibilità di risorse di memoria.

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Nel riquadro K.Range possiamo leggere l’estensione musicale che è coperta dal campione. Le note musicali che ospitano uno o più campioni sono visualizzate di colore blu sulla tastiera virtuale.

Per eliminare le assegnazioni del campione a note estranee alla sua altezza possiamo selezionare il suo limite destro e trascinarlo in modo tale da coinvolgere solamente la nota corrispondente alla sua altezza.

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Si può verificare che in K.range il valore è pari a G2-G2.

Si può effettuare uno zoom orizzontale dell’editor cliccando sui piccoli pulsantini (+/-) collocati a destra della barra di scorrimento orizzontale.

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Ad esempio, se ingrandiamo l’area dedicata alla mappatura potremo avere la seguente visualizzazione.

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Qualora fosse necessario, sul campione possiamo impostare valori di panpot, di riduzione o amplificazione del volume e di correzione dell’accordatura (Tune).

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Poichè stiamo mappando campioni appartenenti ad un Layer con dinamica piano, possiamo assegnarli solamente a valori bassi della velocity (compresi ad esempio tra 0-50). Come possiamo osservare, di default il campione viene assegnato all’intero intervallo di velocity (0-127).

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Se volessimo correggere l’intervallo di velocity in 0-50 occorre impostarlo o direttamente nel riquadro Velocity o trascinando verso il basso il limite superiore del campione.

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Se i campioni sono molti non conviene fare la mappatura per ogni singolo file ma possiamo selezionarli tutti (quelli ovviamente appartenenti allo stesso layer) e trascinarli in blocco nell’editor.

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Vengono collocati uno accanto agli altri a partire dal file con la numerazione più bassa (è per questo che davanti al nome di ciascun campione è stato inserito un numero progressivo). Poiché ciascun campione viene esteso ad altre note potrebbe non esserci spazio sufficiente per collocare tutte le note senza sovrapposizioni. Nel nostro esempio, sull’ultima nota sono sovrapposti svariati campioni. Tuttavia esistono alcune funzioni di auto mappatura che potrebbero aiutarci. Accanto alla scritta del Mapping editor (in alto a sinistra) c’è un pulsantino chiamato Edit che, se premuto, apre un menu nel quale possiamo selezionare Auto map – setup.

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Selezionata la funzione si apre la seguente finestra.

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Viene effettuata un’analisi sul nome che viene utilizzato per i campioni (per questo motivo il nome deve essere omogeneo per tutti ovvero se è costituito di cinque parole separate questa impostazione deve valere per tutti i campioni). Nel nostro caso l’analisi ha rilevato cinque tipi di parole ognuna delle quali presenta un menu in basso di scelta di possibili azioni da compiere (di default è impostato il valore ignore me). Avendo numerato progressivamente tutti i campioni ho scelto di impostare un’azione sul primo campo (il numero progressivo) per cui cliccando compare il seguente menu nel quale seleziono il valore Set to Single Key.

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Cliccando su Apply i campioni si dispongono come segue.

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Tuttavia ancora alcuni campioni sono stati allocati sull’ultimo tasto per cui occorrerà spostarli ancora. Quelli già pronti vengono selezionati e trascinati manualmente fin sulla propria posizione di root.

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I campioni sovrapposti in fondo vengono collocati manualmente in note singole e poi riallineati con i precedenti.

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Per il layer di velocity si selezionano tutti e si inserisce il valore direttamente nel riquadro velocity.

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La mappatura del primo layer è terminata.

Quarta parte

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Informazioni su silviorelandini

sound designer, docente di tecnologie musicali (Conservatorio S. Cecilia, Saint Louis College of Music), direttore iitm
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4 risposte a Kontakt: impariamo a creare patch e librerie sonore (terza parte)

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  4. Pietro Marino ha detto:

    Grazie professore pre i preziosissimi tutorial, oltretutto fatti bene con estrema professionalità e semplicità nello stesso tempo!

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