Il connubio Musica e Tecnologia può dare forza al rilancio di un settore in sofferenza

E’ noto ai più che a partire degli anni’80 si è innescato un processo di ridimensionamento economico della produzione musicale. Si è data la colpa a numerosi fattori: alla pirateria musicale, alla diffusione dei supporti numerici e di compressione, alla tassazione sui supporti, ai conflitti legali sui rapporti internazionali in merito al diritto d’autore e ai diritti connessi, alla proliferazione di reality, allo streaming, al sovradimensionamento dei budget di produzione. Insomma difficile dire quale sia la causa principale piuttosto si potrebbe pensare ad una somma di cause e pertanto di effetti. Di certo a tutto questo si aggiunge la perdita di qualità nei processi di produzione musicale in seguito alla scomparsa dei direttori artistici e dei produttori che svolgevano questo mestiere con dedizione, passione, cultura e impegno e di certo aggiungerei il graduale lento degradamento di un certo tipo di didattica che non ha favorito la meritocrazia o il talento. Lo sfruttamento economico selvaggio è sotto gli occhi di tutti ed oggi esistono, almeno in Italia, pochi spazi per chi fa della Musica una professione.

Hanno provato a dare la colpa anche al troppo utilizzo di tecnologia senza una cognizione di causa e sotto alcuni aspetti posso anche dare ragione ma ricordo bene come la tecnologia musicale sia sempre stata vista con forte sospetto nei luoghi preposti alla formazione delle nuove generazioni di musicisti. Nei primi anni ’90 fui tra i primi a portare nelle aule dei Conservatori i primi sequencer software MIDI e ricordo bene le innumerevoli difficoltà che si incontravano per la diffusione di una tecnologia musicale che era definita volgare e commerciale.

La tecnologia ha sempre sostenuto l’evoluzione del pensiero umano fin dalla notte dei secoli, ha accompagnato l’evoluzione culturale e sociale e di fatto anche quella musicale ha contribuito alla realizzazione di nuove strutture musicali. In questi anni di crisi (ormai sono 5) c’è stata un’inversione di tendenza del cosiddetto mondo accademico nei confronti di quelle tecnologie volgari e commerciali. Questo perché in questi ultimi 30 anni la tecnologia commerciale si è talmente diffusa socialmente parlando che determinate applicazioni, una volta in uso per privilegiati target, ora sono a disposizione di tutti.

Se non ci fosse la possibilità per tutti di produrre attraverso un computer, un tablet, uno smartphone, uno strumento elettronico, una qualche forma di informazione musicale organizzata, determinate strutture di istruzione pubblica sarebbero sull’orlo della chiusura. Non è importante che tutti suonino Chopin o Mozart, ma è fondamentale che tutti abbiano la possibilità di produrre suoni così come di studiare matematica o arte. Una maggiore diffusione della tecnologia musicale può portare un numero sempre maggiore di target a prendere la decisione di studiare musica ma qui nasce un problema serio: cosa succede dopo il diploma? Credo che questa domanda se la siano posta i quasi 60.000 allievi iscritti nei Conservatorio italiani. Di certo una parte di loro riuscirà a coronare il sogno di farne una professione, un’altra parte insegneranno musica e purtroppo una buona fetta dovrà considerare la musica come una passione e poco più.

A mio avviso la tecnologia musicale oggi può aumentare quella parte di utenza proveniente dal mondo accademico in grado di trovare un impiego affine alla musica. Saper utilizzare un computer dotato di applicazioni software musicali è di fondamentale importanza per un diplomato di pianoforte così come per un diplomato di canto. La possibilità oggi di accedere quasi gratuitamente o con un piccolo investimento ad una formidabile tecnologia in grado di acquisire, manipolare e finalizzare informazioni musicali costituisce una risorsa preziosissima per un musicista. Spesso faccio fatica a far capire alle nuove generazioni di allievi tecnologici musicali di quale grande fortuna hanno oggi rispetto a noi che muovevamo i primi passi all’inizio degli anni ’80. Mancava un mercato di professionisti di nuove tecnologie musicali, anche se si percepiva la potenzialità all’interno delle produzioni, possedere tecnologia era molto oneroso (occorreva investire decine di milioni di lire per poter acquisire un minimo di operatività), esisteva pochissima informazione tecnica sulla corretta usabilità in quanto non c’era internet, mancavano corsi e si cercava di capire qualcosa leggendo manuali in inglese e poche riviste specializzate di difficile reperibilità.

Un musicista diplomato oggi ha una grande forza dalla sua parte: la cultura musicale che dovrà portare negli anni a venire a divenire un potente strumento professionale e che costituisce le fondamenta del cosciente uso di una tecnologia musicale disponibile a basso costo. Non si deve mai dimenticare che la tecnologia musicale senza l’idea, la cultura, la tecnica, la struttura, la coscienza, il linguaggio, la psicologia musicale, non serve a nulla e rimane solamente un contenitore vuoto e ingombrante.

Il passo che dovrebbe compiere ogni musicista diplomato è nell’acquisizione di una competenza e professionalità cosciente nelle tecnologie musicali. Saper registrare suoni, editarli, processarli, montarli su una timeline, organizzarli elettronicamente nello spazio, nella partitura, nelle posizioni specifiche di un timecode, saper creare timbri costruendo strutture di moduli di sintesi o effettuando processi di campionamento del suono, sono risorse a mio avviso che possono dare nuova luce ad un settore in cui le economie stanno cambiando, le dinamiche si evolvono in direzione di network di risorse umane. Saper fare le cose consente di poter produrre.

Se ogni musicista riuscisse a comprendere tutto ciò punterebbe notevolmente sulle nuove professioni tecnologiche quali ad esempio il Music Editor, il Sound Designer, l’Orchestratore e Programmatore Virtuale.

Sarà utopia la mia o un’idea visionaria ma non credo che il tempo prossimo mi darà torto. Almeno lasciatemi questa presunzione.

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Informazioni su silviorelandini

sound designer, docente di tecnologie musicali (Conservatorio S. Cecilia, Saint Louis College of Music), direttore iitm
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