Storia del Sequencer (seconda parte: i primi 50 anni del XX secolo)

Abbiamo visto nella prima parte che i precursori dei moderni sequencer hanno mosso i primi passi a partire dal medioevo attraverso diversi meccanismi di automazione degli strumenti musicali.

Verso la fine degli anni ’20 del secolo scorso, grazie  arrivò un nuovo sistema di memorizzazione e riproduzione delle informazioni sonore, chiamato drawn sound (suono disegnato). Le note e diversi parametri del suono vengono controllati disegnando a mano forme d’onda e inviluppi su carta o direttamente sulla pellicola.

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Fonte: LINK

Questo sistema sarà poi utilizzato anche nella musica elettronica da Yevgeny Sholpo nel 1930 con il suo strumento chiamato Variophone.

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Fonte: LINK

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Il Variophone. Fonte: LINK

Nel 1957 invece la compositrice di musica elettronica Daphne Oram utilizzò ancora questa tecnica nel suo sistema Oramic.

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Daphne Oram e l’Oramic. Fonte: LINK

Negli anni ’50 il compositore Raymond Scott realizza due strumenti elettromeccanici chiamati Wall of Sound ed Electronium, considerati i primi sequencer della storia in grado di memorizzare toni prodotti elettronicamente. Il Wall of Sound (sviluppato tra il 1946 e il 1953) era collocato nel muro del suo studio di New York ed era in grado di produrre dei pattern ritmici utilizzando 16 oscillatori controllati tramite relay, solenoidi e control switch.

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Raymond Scott. Fonte: LINK

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Electronium. Fonte: LINK

Nel 1952 realizza lo strumento a tastiera Clavivox che è dotato anch’esso di una forma di sequencer che utilizzava un modulo di Theremin progettato dal giovanissimo Bob Moog. Proprio Bob Moog dichiarò in seguito quanto fu fondamentale l’incontro e la collaborazione con Scott per lo sviluppo dei suoi famosissimi sintetizzatori.

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Clavivox. Fonte: LINK

Scott produsse sempre nel 1959 un altro strumento di sequencing chiamato Circle Machine. Era costituita da dei dimmer disposti in un anello e un braccio rotante con scansione fotocellula (direttamente sull’anello) per generare forme d’onda arbitrarie. La velocità di rotazione del braccio veniva controllato tramite la luminosità delle luci avendo come i risultati la generazione di ritmi arbitrari (nel link relativo alla fonte dell’immagine seguente c’è anche un video che ne mostra il funzionamento).

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Fonte: LINK

Terza parte

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Informazioni su silviorelandini

sound designer, docente di tecnologie musicali (Conservatorio S. Cecilia, Saint Louis College of Music), direttore iitm
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2 risposte a Storia del Sequencer (seconda parte: i primi 50 anni del XX secolo)

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