Oggi siamo abituati a vedere nei cinema film dotati di una colonna sonora in formato multicanale. In questi ultimi mesi si sta diffondendo anche l’audio 3D grazie al sistema Atmos. Percorriamo in questo articolo i vari formati multicanale che si sono susseguiti nella storia.
Nel 1940 Walt Disney realizza il film Fantasia, il primo nella storia ad avere un suono multicanale (stereofonico) attraverso un sistema chiamato Fantasound. La collaborazione con il direttore d’orchestra Leopold Stokowski fu fondamentale in quanto si adoperò in prima persona per la realizzazione del suono multicanale. Aveva collaborato negli anni ’30 con i laboratori Bell su una serie di esperimenti psicoacustici dedicati alla percezione stereofonica. Durante la registrazione della colonna sonora, che impiegò la Philadelfia Orchestra condotta da Stokowski, per la prima volta venne utilizzata una traccia click e ben 8 registratori ottici che consentirono una separazione delle varie sezioni orchestrali riprese da John Volkmann che utilizzò 44 RCA velocity mic. Sei canali furono dedicati alle singole sezioni orchestrali, uno ad un microfono d’ambiente ed un altro per un mix balance. Le riprese durarono 42 giorni e furono realizzati (per la prima volta) numerose overdub (sovraincisioni) di varie sezioni. Per la proiezione del film venne utilizzato il sistema Fantasound che essendo costoso (85.000 dollari dato che occorrevano ben 54 altoparlanti) venne istallato solamente in New York’s Broadway Theater e nel Carthay Circle Theater di Los Angeles. Utilizzava due proiettori: il primo proiettava l’immagine ed aveva un mix mono di tutta la colonna sonora che veniva utilizzato come sistema di backup in caso di guasto della colonna sonora principale (è una tecnica che viene utilizzata in tutti i sistemi audio digitali). Il secondo proiettore veniva sincronizzato al primo proiettore e utilizzava quattro tracce audio ottiche mono nel seguente ordine: 1 traccia di controllo; 2 Sinistra; 3 Destra; 4 Centro. Questo gruppo di diffusori a tre canali era simile alla configurazione originale stereo proposta dai Bell Labs negli anni Trenta. In aggiunta erano presenti anche tre canali definiti house left, right, and center ricavati dai canali sinistro e destro rispetto allo schermo e che erano l’equivalente dei canali surround. La traccia di controllo forniva varie ampiezza e frequenze di toni che pilotavano gli Amplificatori (VGA) ed era conosciuta come guadagno di regolazione del dispositivo di controllo del tono (Togad); aveva una gamma dinamica di 50 dB ed una forma di equalizzazione sulle bande centrate sulle frequenze 250, 630 e 1600 Hz.
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William Garity, ingegnere capo della Disney pensò ad un sistema per realizzare il movimento del suono dal fronte al retro. Era convinto che un sistema di dissolvenza tra due altoparlanti poteva creare questo tipo di effetto sonoro. A tal fine realizzò un particolare circuito, chiamato The Panpot che era in grado di realizzare questa operazione tra tre altoparlanti. Successivamente realizzò anche un Panpot tra due canali per poter regolare il rapporto tra suono riverberato e suono asciutto (quello che noi oggi chiamiamo rapporto DRY/WET). Per controllare il livello audio dei vari circuiti Panpot si utilizzò uno speciale oscilloscopio a tre colori dove ogni colore rappresentava un diverso canale del mix (ricordiamoci che a quei tempi non esistevano ancora i VU meter che oggi utilizziamo per monitorare il livello del segnale audio.
Fantasia debuttò al Broadway Theater di New York il 13 novembre 1940 ma i sei canali vennero missati dal vivo da 6 ingegneri sotto la supervisione di Stokowski. Il vero sistema Fantasound in realtà debutterà solo qualche anno più tardi e i canali surround vennero utilizzati solo durante l’ultimo pezzo del film “Ave Maria” e per la prima volta il pubblico potè ascoltare il suono surround.
Negli anni a venire la traccia audio stampata sulla pellicola venne riprodotta mediante una lettura ottica. Durante la proiezione del film un raggio di luce illuminava la traccia sonora (3): il flusso luminoso veniva emesso da una lampada eccitatrice o da un LED (1), presenti sulla testina del proiettore.
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Nei primi anni ’50, per apportare qualche miglioramento alla fedeltà audio dei film si decise di dotare le pellicole 35mm di piste magnetiche che erano costituite da un materiale a base di ossido di ferro molto simile a quello dei nastri magnetici. Le piste audio erano poste sia ai margini oltre le perforazioni, sia tra queste ultime ed i fotogrammi. I principali sistemi magnetici adottati furono due. Il 35mm Cinemascope a quattro tracce fu introdotto col primo film in tale formato: The Robe (La tunica). Il secondo sistema era un 70mm a sei tracce Todd-AO, usato per la prima volta in Oklahoma, ed ebbe una vita piuttosto breve. Questo formato fu voluto da Michael Todd che proveniva dall’esperienza Cinerama e venne sviluppato da Brian O’Brien che era un ricercatore presso l’American Optical Company.
Nel 1954 la Paramount puntò ad un miglioramento della qualità della pellicola e propose il sistema Vistavision che utilizzava per il sonoro un ritorno alla traccia ottica tramite il sistema Perspecta sviluppato sempre nel 1954 dalla Fine Sound Inc. Si trattava di un finto stereo che utilizzava tre toni (30, 35, 40 Hz, per sinistra, centro, destra), resi inaudibili agli spettatori grazie ad un filtro, per distribuire il suono monofonico secondo necessità sui tre canali frontali.
Vistavision utilizzava una ripresa a scorrimento orizzontale nel quale un fotogramma occupava lo spazio di otto perforazioni.
Vistavision: fotogramma
Il negativo, salvo alcuni rari casi (in cui l’audio era costituito da 4 tracce magnetiche), era trasferito poi in un normale 35 mm a scorrimento verticale.
Nel 1973 gli Universal Studios per il lancio del film Earthquake progettarono il sistema Sensurround che si basava sulla generazione in tempo reale di rumore a bassissima frequenza che veniva diffuso da speciali amplificatori e monitor attivati da toni di controllo di frequenza 25 e 35 Hx. Questi toni oltre a fornire il codice binario di attivazione effettuavano anche la modulazione del guadagno degli amplificatori utilizzati per gli effetti.
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