di Luigi Agostini
L’architettura elettro-acustica, ovvero:
“…il ponte ologrammi di star trek, almeno per la parte audio, adesso esiste per davvero!”
prima parte
Riprendiamo i nostri appuntamenti dopo una lunga pausa (articolo 1, articolo 2, articolo 3) (dovuta ai miei impegni di lavoro e per la quale mi scuso con voi) affrontando il tema dell’architettura elettro-acustica.
Degna evoluzione del semplice concetto di riverberazione e gestione multi-canale dell’audio, che travalica il limite della semplice correzione acustica offrendo scenari fino a poco tempo fa inimmaginabili, questa tecnologia ha in realtà origine a dir poco “antiche”.
Il concetto di controllo delle condizioni acustiche di un ambiente per mezzo di tecnologie elettro-acustiche, infatti, è vecchio quasi quanto l’idea della produzione del suono con mezzi elettronici.
I primi esempi negli Stati Uniti comprendono gli esperimenti di Edison e quelli dei Bell Laboratories nel 1930. I progressi nelle apparecchiature di comunicazione elettronica sviluppati durante la seconda guerra mondiale hanno aperto la strada per una migliore fedeltà nei sistemi audio per il cinema, e per l’avvento della moderna industria discografica.
I primi sistemi commerciali elettroacustici, detti “riverbero”, sono stati sviluppati utilizzando gli strumenti e i componenti disponibili nei primi anni 1960. Questi imponevano limitazioni sostanziali – sia rispetto all’integrazione di sistema che al risultato propriamente acustico. I componenti elettronici utilizzati in questi sistemi erano le valvole o i primi transistor. L’equalizzazione non esisteva, e l’unico mezzo per ritardare il segnale era meccanico, utilizzando cicli di nastro o più testine di riproduzione.
Alla fine degli anni 1960, un nuovo sviluppo avrebbe introdotto un cambiamento di paradigma che avrebbe avuto una profonda influenza su praticamente ogni aspetto della riproduzione musicale. Un medico americano di nome Francis Lee, nonché professore del Massachusetts Institute of Technology (MIT), stava sperimentando la digitalizzazione in forma d’onda del battito del cuore di un essere umano su di un oscilloscopio, in modo che potesse essere esaminata successivamente.

Il Dr. Francis Lee
Barry Blesser, un assistente del Dr. Lee, suggerì di far passare l’audio attraverso il sistema e non poteva di certo immaginare le conseguenze della sua idea… Il risultato fu un delay di 100 ms realizzato interamente nel dominio digitale. Il dottor Lee, invece, ci vedeva bene anche da lontano (nel tempo) ed insieme con l’ingegnere Chuck Bagnaschi, fondò subito la American Data Sciences.
La società cambiò successivamente il suo nome in Lexicon e sviluppò il Delta T101, il primo prodotto audio digitale commerciale del mondo. Anche se un tempo di ritardo di 100 ms e una risoluzione audio a 12 bit non sono certo impressionanti per gli standard odierni, il Delta T ha permesso agli ingegneri del suono dell’epoca di svolgere compiti che venivano considerati quasi impossibili a quel tempo.

Lexicon Delta T101
Pensate che comunque, tutto questo, non era che il preludio al successivo cambiamento di paradigma che avrebbe rivoluzionato il modo di fare e ascoltare la musica a livello planetario.
Sto parlando del lavoro di ricerca che portò, nel 1978, il dottor David Griesinger alla creazione del primo sistema di riverbero digitale commercialmente valido, sistema che si sarebbe in seguito evoluto diventando il leggendario Lexicon 224.

Lexicon 224
Questo sistema e il suo successore, il Lexicon 480L, divennero (e rimangono) il “gold” standard di riferimento per la produzione audio in tutto il mondo. (continua)
